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    Percorso documentario sul Castello Baronale di Saracena    
   

 

   
Introduzione  

 

Il Castello di Saracena non esiste: è stato demolito tra il 1931 e il 1971. La storia della demolizione si trova documentata nell'archivio della Sovrintendenza per i Beni Ambientali, Artistici e Storici per la Calabria.

Abbiamo un'immagine del Castello in stampa di G.B. Pacichelli contenuta nel "Regno di Napoli in prospettiva diviso in dodici province", Napoli, 1703.
Ci sono alcune fotografie dei primi decenni del secolo in cui appare già molto deteriorato e fatiscente.

Un castello sul Garga di cui non si fa il nome, ma che corrisponde senza dubbio a Saracena posta a cavaliere sul Garga stesso, venne scelto come luogo di incontro tra Roberto il Guiscardo ed il nipote ribelle Abelardo circa nel 1073.

Le origini di Saracena sono avvolte nelle leggenda: storici antichi narrano che sia sorta sulle rovine di Sestio, a sua volta risalente agli Enotri, distrutta da un esercito bizantino intenzionato a liberarla dalla dominazione Saracena. La leggenda vuole che Saracena fosse il nome della donna regnante sulla città poi distrutta dai bizantini, sfuggita miracolosamente all'eccidio avvolta in un lenzuolo.

   

Scheda
di analisi del
Castello
Baronale
 
Fonte Storica
 
manoscritti
Anno di ritrovamento
 
manoscritto del 1672 in una Lamia del castello
Nome
 
Castello Baronale di Saracena
Forma
 
Rotondeggiante, munita di torri e feritoie con uscite sotterranee
Panorama
 
sedeva a cavaliere di tutto il paese e dominava la Piana di Sibari ed il Mare Jonio, quasi tutta la valle di Cosenza, i monti della Sila e quasi tutti i paesi circovicini con colline e pianure
Caratteristiche
 
edificio vasto e maestoso, fregiato di sale dorate, ricco di preziosi addobbi, con grandiose torri , con scale ben delineate. Aveva due ingressi che portavano in uno spzioso cortile contiguo ad una grandissima stalla, ad un magazzino di vettovaglie ed ai locali per il bucato, per la neve e per il gallinaio. Nel medesimo cortile vi erano locali per selleria, la biancheria, la legna, il magazzino per l'olio, canitne piccole e grandi con trentasei botti e mille e duecento barili.
Vi erano sale e saloni, anticamere, corridoi, alcove e retrocamere, logge, balconi, gallerie ed un belvedere, cucine e dispense, palombiere, ancora camere e camerini, stanze e stanzoni.
Infine poco distante dal palazzo, viene indicato un bellissimo giardino caratterizzato da bei viali in una buona simmetria, completo di vasca con pesci.
   

Percorso Documentario  

 

23 giugno 1931 - leggi il documento

Lettera dell'ispettore onorario della Sovrintendenza per le Antichità e le Arti del Bruzio e della Lucania al Comune di Saracena, in cui si richiedono informazioni in merito a "finestre marmoree stile rinascimento" ed "un forziere ferreo" relativi al Castello Medievale di Saracena. Si richiede chi sia il proprietario.

   
 
   
 

29 giugno 1931 - leggi il documento

Lettera del Comune di Saracena alla Sovrintendenza per le Antichità e le Arti del Bruzio e della Lucania, in cui si comunica della diffida fatta agli eredi Rotondaro"di provvedere alla demolizione del Castello fino al primo piano, prospiciente via Michele Bianchi..."

   
 
   
 

23 luglio 1931 - leggi il documento

Lettera dell'ispettore onorario Biagio Cappelli che descrive lo stato del Castello di Saracena al Soprintendente per le Antichità e le Arti del Bruzio e della Lucania di Reggio Calabria

   
 
   
 

19 dicembre 1933 - leggi il documento

Autorizzazione alla demolizione di una parte del Castello della Sovrintendenza per le Antichità e le Arti del Bruzio e della Lucania al Comune di Saracena.

   
 
   
 

29 febbraio 1939 - leggi il documento

Relazione - Perizia del Geom. Vincenzo Laurito, del Comune di Saracena per la valutazione del valore del Castello, per il quale gli eredi Rotondaro hanno chiesto 70.000 lire al comune stesso.

   
 
   
 

31 ottobre 1939 - leggi il documento

Delibera del Podestà del Comune di Saracena per l'acquisto del Castello (per 60.000 lire) al fine di utilizzarlo come edificio scolastico.

   
 
   
 

25 novembre 1960 - leggi il documento

Uno degli articoli di denuncia di Ida Di Pace pubblicato su Brutium. Voce solitaria ed incredibilmente attuale, che ha avuto la forza e la penna per opporsi all'Amministrazione Comunale di quegli anni, che rase al suolo, senza alcuno scrupolo, ciò che rimaneva del Castello.

   
 
   
 

10 dicembre 1960 - leggi il documento

Ancora Ida Di Pace sul Tempo risponde ad una lettera del sindaco di allora che le dice di essere un'ostruzionista al progresso ed ai diritti dei bimbi di Saracena.