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        La Chiesa di San Leone    
         
                 
        CENNI STORICI        
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“Non si conosce l’epoca della edificazione della Chiesa (1) Parrocchiale - scriveva nella sua relazione l’Arciprete Don Giuseppe Bloise, dopo la visita pastorale del 22 ottobre 1900 di Mons. Bonito, Vescovo di Cassano - “ma dovè essere edificata fin dal principio della fondazione di Saracena, cioè verso il 900 o il 1000. Nemmeno si conosce da chi fu eretta in parrocchia… Fu consacrata come volsi di Mons. Vescovo Aliparto.”


Quella di San Leone è senz’altro la più ampia tra le chiese esistenti a Saracena costruita a tre navate ed è sovrastata da un campanile (2) a torretta con trifore romaniche suddivise da coppie di piccole colonne in pietra, di cui una tortile, che risale al 1224 e sul quale, un tempo, c’era l’orologio comunale rimosso nel 1951.


In origine era dedicata a Santa Caterina e assunse il nuovo titolo sotto i Normanni e fu consacrata nel 1224 da Guglielmo Vescovo di Bisignano. Secondo quanto riferisce don Pietro Antonio Aloisio nella sua Vita di San Leone Taumaturgo Vescovo di Catania, Principal Padrone e Protettore di Saracena“ si cominciò ad avere in divozione detto Santo (3) fin dall’anno 1224”.

Nel 1630, per elezione universale pubblica, fu acclamato San Lione per Padrone di detta terra della Saracena, e confirmato da Innocenzo X nel primo anno del suo Pontificato.

 
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        LA STRUTTURA        
 
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L’interno, rimaneggiato nel tempo, è in stile barocco e diviso in tre navate con sei grossi pilastri su cui poggiano le arcate che scandiscono le quattro campate (4). Sulla volta della navata centrale vi sono gli affreschi che raffigurano quattro episodi del Vecchio Testamento.

Al suo interno, ospita, oltre a dodici altari, varie opere d’arte di notevole valore artistico; in particolare, si può ammirare la statua in marmo della Beata Vergine di stile manierista e il prospetto del Ciborio di tipo rinascimentale. Quest’ultimo, realizzato nel 1522 da uno scultore toscano, è costituito da una lastra in marmo incisa in bassorilievo al cui centro è posta una porticina metallica sulla quale v’è raffigurato San Giacomo di Altopasso (5). Ai lati del portello si riconoscono due angeli in preghiera appoggiati sulle colonnine laterali intagliate a motivi floreali.

   
     
   
   
        IL PORTALE D'INGRESSO    
     

L’ingresso principale, ornato ai lati in pietra giallastra, immette il visitatore nel vasto ambiente di tipo barocco. Il portale, realizzato da un’artista locale nel XVI° secolo,è modellato alla maniera rinascimentale ed i disegni ad intagli, eseguiti sulla superficie, raffigurano angeli e candelabri.

I pilastri, che terminano con capitelli corinzi, alla base riportano i simboli distintivi dei feudatari dell’epoca (6).

   
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        FONTE BATTESIMALE    
   
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Il Fonte Battesimale, realizzato nel XVI° secolo, formato per metà di pietra e per metà di legno. La base, interamente di pietra, è costituita da un leone accovacciato sulla cui schiena è posta una colonnina bombata ed istoriata con viluppi di foglie che sorregge una vasca circolare. Tra le zampe del leone si nota lo stemma della chiesa, formato da una mitra episcopale, con su scritto “S. Leo 1592”. La parte superiore, in legno del XVII° secolo, termina con una cuspide sulla quale sono poste, a tutto rilievo, due statuette che raffigurano il sacramento del battesimo. (7)

   
         
        L’ALTARE MAGGIORE    
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L’altare maggiore, situato nella navata principale dietro la balaustra di marmo policromo, è di stile barocco (8). Nella nicchia, si trova la statua di marmo bianco della Vergine Maria risalente al XVI° secolo (9). Prima del 1812 l’altare era dedicato al Santissimo Sacramento, poi fu dedicato alla Vergine Immacolata con l’introduzione della statua.

Nel luogo dove era la statua della Vergine trasferita nell’altare principale, venne posizionata la statua di Santa Maria degli Angeli che apparteneva alla Chiesa annessa al Convento dei Cappuccini, destituito proprio in quegli anni ad opera della legge napoleonica che ordinò la soppressione di tutti gli ordini religiosi.

La conca dell’abside è abbellita con affreschi raffiguranti il regno e la beatitudine celeste (10). A sinistra, sul coro, si può ammirare un dipinto ad affresco del protettore in procinto di entrare nel fuoco assieme al mago Eliodoro, dal quale ne sarebbe uscito miracolosamente illeso.

 

   
         
        LE QUATTRO CAPPELLE    
 
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Su una delle navate laterali, quella di sinistra, esistono 4 cappelle ognuna delle quali dedicata.

Quella da cui si accede anche alla sagrestia, oggi è dedicata alla Madonna delle Grazie, un tempo ospitava la statua di San Vincenzo in onore di Vincenzo Ferreri, notabile di Saracena (11).

La seconda cappella era dedicata a San Tommaso Apostolo fino a quando venne introdotta la statua della Vergine Santissima del Rosario proveniente dal soppresso Convento dei Cappuccini (13, 15).

Il terzo è dedicato alla Vergine Santissima Addolorata. L’importanza di questo altare è riscontrabile anche dalla esistenza di una confraternita, nata nel marzo del 1837, devota alla Madonna Addolorata la cui statua è custodita nell’altare. (14)

La quarta cappella o la prima entrando dalla porta principale è dedicata San Leone, tutta rifinita in marmi policromi. (12)

Nelle quattro cappelle sono oggi custodite statue e suppellettili sacri per la celebrazioni dei riti religiosi. Nella terza cappella, quella della Vergine Addolorata, è ammirabile anche un bassorilievo raffigurante San Leone e il mago Eliodoro.

   
             
        L’ORGANO    
 
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A contorno della porta principale è una cantoria su cui fino a pochi mesi fa era allestito l’organo a mantice di scuola napoletana databile a cavallo del diciassettesimo e diciottesimo secolo alto 2,85 e largo 1 metro. L’organo non era in funzione da quando la gestione della centrale elettrica della Valle del Garga passò all’Enel che elevò il voltaggio della rete da 160 a 220 Volt. Nel 2006 l’organo fu restaurato, messo in funzione e spostato sulla destra della navata centrale tra il presbiterio e il primo pilastro (16).

Spostando l’organo è rinvenuto una pittura murale datata 1729 e firmata da Galtieri che raffigura “Gesù e la cacciata dei mercanti dal tempio” (17).

 

   
   
       
        SAN LEONE E IL MAGO ELIODORO    
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La tradizione narra che Leone compì svariati miracoli e per questo ottenne l'appellativo di Taumaturgo. La sua figura è legata principalmente alla leggenda del necromante-apostata Eliodoro († Catania, 778), un personaggio semi-leggendario accusato dai suoi contemporanei di essere un necromante. (18, 19)

Figlio di una nobile famiglia siciliana, si dedicò alla religione cattolica e fu anche tra i candidati a diventare vescovo della diocesi di Catania. Fallito questo obiettivo, si sarebbe dedicato alla magia. Oltre all'accusa di necromanzia, gli venne mossa anche quella di essere un fabbricante di idoli e «discepolo degli Ebrei». Fu uno strenuo oppositore di Leone II il Taumaturgo, vescovo di Catania dal 765 al 785. Egli lo condannò a morte per le sue pratiche e nel 778 Eliodoro fu bruciato vivo nelle terme Achilliane.

Il mito a cui è legata la sua figura è quello del Liotru, cioè dell'elefante di pietra collocato oggi in Piazza del Duomo a Catania. Si raccontava infatti che lo avesse scolpito egli stesso, per poi cavalcarlo mentre compiva le sue magie. Il nome stesso di Liotru è una corruzione popolare del nome Eliodoro, con cui entrò in contrasto. Si narra che Leone lo condannò ad essere bruciato vivo nelle terme Achilliane nel 778. Altre fonti riportano che entrambi entrarono in una fornace e Leone si sarebbe salvato per la sua fede in Dio.